COSE POCO CONOSCIUTE DEL PALAZZO DELLA RAGIONE Sul Palazzo della Ragione autorevoli studiosi hanno scritto di tutto e le documentazioni storiche sono diffuse e autorevoli, tralascio volutamente cose già conosciute, citando solo quelle i cui riferimenti servono a identificarne altre meno conosciute che meritano di essere citate perché poco conosciute; cose non scritte ma solo raccontate, come era uso una volta quando saper leggere o scrivere era una cosa da pochi e la storia si studiava ascoltando i nostri nonni che nelle serate d'inverno ci raccontavano quello che i loro nonni avevano loro raccontato. Già prima del 1166 nella zona, un tempo paludosa, era adibita a mercato che si svolgeva nei pressi di un presunto tempio romano il quegli anni venne commissionato a Pietro Cozzo, si pensa che Cozzo fosse una italianizzazione di "Coso" termine usato per definire una persona non conosciuta "Pietro ... coso..." l'edificazione di un palazzo che non aveva le sembianze attuali sorgeva per ospitare al piano superiore i tribunali e l'archivio dei Carraresi. Un tempo quando l'alfabetizzazione era poco diffusa o assente, nel palazzo venne usata una indicazione pittorica o verbale per orientare quanti accedevano abbiamo così le 4 scale chiamate DEI FERRI, DEL VINO, DELLE ERBE E DEGLI UCCELLI per indicare gli accessi al palazzo e agli scanni dei giudici i quali sopra i loro seggi dipinti sul muro avevano simboli di animali a mo di indicazione delle loro specializzazioni di giudizio. Vicino alla "Pietra del Vituperio" sul muro vi è un'effige di un LIOCORNO in quel posto lo scanno era del giudice incaricato a pronunciare sentenze di un certo peso, un tempo, ad esempio, alcune pene erano la fustigazione fatta sotto il volto della Corda il quale porta questo nome dal fatto che le "fruste" venivano appese sotto il volto come monito, ma anche amputazioni o pene capitali, che dopo la venuta di S. Antonio a Padova Tali pene vennero tramutate con la pietra della vergogna "Pietra del vituperio" tuttora vicino a tale "scanno". Pochi sanno che sul passaggio dal Palazzo della Ragione al palazzo comunale alla destra della scala che porta alla sala del consiglio una piccola porta di legno tuttora presente porta sullo stipite la scritta "GIUDICE MALEFICUS" si pensa fosse lo scanno usato per i giudizi capitali, dislocato esternamente per la protezione del giudice infatti sotto la torre degli Anziani (Torre Bianca, la rossa era quella dell'università da ciò i colori di Padova bianco/rosso) il basamento di pietre possenti un tempo dedicato alla Zecca fu poi sede di una guarnigione militare anche a protezione di tale giudice. Il Palazzo della Ragione, ha anche significati esoterici infatti sia la forma che gli affreschi, si presume in origine di Giotto, poi rifatti dopo l'incendio del 1420 da Nicolò Miretto e di Stefano da Ferrara fatti interpretando i testi di Pietro d'Abano medico, filosofo, astrologo, affreschi di cui sono disponibili autorevoli studi, ma con notevoli difficoltà interpretative se non quelle palesi, infatti le immagini del ciclo pittorico hanno relazioni iterazioni tra di loro, la loro posizione, i segni vicini e opposti. Si racconta inoltre che data la sua forma trapezoidale all'alba dei solstizi il sole entrasse dalle finestre rotonde di est per uscire da quelle di ovest. Il Salone, nome ormai conclamato dai padovani ormai riconosciuto con tale nome, vanta ben 4 orologi, unico in tutta Padova (per l'epoca) uno esterno a lancette uno interno dello stesso tipo una meridiana, tradizionale sul lato sud, e una meridiana a fascio luminoso. infatti da un apposito foro e convogliatore di luce un fascio luminoso penetra dentro il palazzo e a mezzogiorno illumina la striscia bianca e nera che attraversa la sala. Il pavimento del Salone fatto a "terrazzi veneziano" è, per la maggior parte, ancora quello originale che è stato portato più basso rispetto quello originale di Pietro Cozzo, da Fra Giovanni degli Eremitani, lo si nota dalla differenza di piano tra le logge e il piano interno del Salone, ciò per dare più slancio alla maestosa sala a al tetto a carena di nave, risultato dell'unione delle tre sale originali, tribunali e archivio Carraresi. Sicuramente gli studi e le scoperte di questo nostro manufatto storico cittadino ci regaleranno ancora altre notizie e curiosità sino ad oggi sconosciute
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